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Un ambasciatore letterario : Nel teatro di vita dove le albe e i tramonti s’incontrano

Innanzitutto poeta, nell’esprimere la propria intimità, Osvaldo Ramous considera l’attività teatrale quale modo per avvicinarsi alla vita quotidiana. E’ questa l’occupazione principale del poligrafo fiumano che nel secondo dopoguerra, sarà direttore del Dramma Italiano dal 1946 al 1961, anno del pensionamento. Ma i segni di un’attrazione verso questa attività sono ben visibili sin dai primi anni di collaborazione alla “Vedetta d’Italia”, a “Termini”, a “Delta” e a “Fiumanella” e altre riviste di tutta Italia, in veste di critico teatrale e musicale. Essere minoranza vuol dire per Ramous saper e dover difendere i propri diritti con coraggio, ovunque e sempre, ma nel contempo pure poter espletare il ruolo di ponte tra culture e lingue diverse. Essere uomo di teatro significa portare in scena la vita, vivere la realtà complessa. L’intervento mette in rilievo queste due componenti che faranno di Ramous un ambasciatore letterario, un traduttore instancabile di opere della drammaurgia europea e mondiale, un uomo che riconosce le proprie radici e non si stanca di difenderle, un organizzatore di tounée del Dramma italiano e di compagnie d’oltreconfine, con lo scopo di abbattere le barriere e i confini ideologici creati dall’uomo, nella consapevolezza del proprio inesauribile cosmopolitismo presente qui come dappertutto.

organizzatore di cultura; Dramma Italiano; traduttore; teatro

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